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Tonino
Guerra:
Qualcosa
su di me *
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* Breve
autobiografia pubblicata nel volume: Tonino Guerra, a cura del Dicastero
Cultura Rep. S. Marino, Maggioli editore, Rimini, 1985; successivamente
integrata dall'autore stesso.
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'Sono nato a Santarcangelo di Romagna nel
1920.
Un'infanzia con le strade di terra battuta e le siepi con piccoli uccelli.
Sono stato un grande cacciatore di lucertole e me ne vergogno. Ho studiato
al mio paese, a Forlimpopoli e a Urbino dove c'erano dei professori
eccezionali.
Mia madre era analfabeta. Le ho insegnato a scrivere. Ho letto il suo
testamento nella casupola sulla sponda del fiume Uso, dove eravamo
sfollati al tempo del fronte. Così era scritto sul foglio nascosto
nell'astuccio di cartone dei suoi occhiali da vista:
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Lasio tutti i miei beni a mio marito da fare tutto quello che vole.
Carabini Penelope
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A quel tempo mia madre possedeva dei vasi di fiori.
Qualche giorno dopo mio padre, grande amico degli animali, mi manda a
Santarcangelo a portare qualcosa da mangiare al gatto che avevamo
abbandonato nella casa di via Verdi.
Così sono stato deportato in Germania.
In prigione ho cominciato a scrivere delle poesie in dialetto per tenere
compagnia a dei contadini romagnoli che erano con me nel campo di
concentramento di Troisdorf.
Sono arrivato alla stazione di Santarcangelo una mattina d'agosto del
1945. Credevano fossi morto. Per non spaventare mio padre e mia madre ho
impiegato un giorno a percorrere il chilometro di strada che c'era tra la
stazione e casa nostra di allora. Seduto sulla sponda di un fosso mandavo
qualcuno a casa ad avvertire che c'erano in Altitalia ancora dei
prigionieri che tornavano. Nel pomeriggio ho deciso di farmi vivo. Mio
padre mi aspettava sulla porta di casa.
Non ci eravamo mai dati né baci né strette di mano; appena dei segni. Mi
fermo a quattro metri da lui per non metterlo in imbarazzo. Il babbo mi
guarda a lungo stringendo il mezzo toscano in bocca, poi toglie il sigaro
spento e mi chiede:
-Hai mangiato?
-Moltissimo - rispondo.
Lui se ne va indaffarato verso il paese, senza girarsi neanche più
indietro. Quando più tardi, circondato da parenti e paesani, siedo nella
camera che chiamavamo "la saletta", arriva un uomo con una
piccola valigia in mano.
-Cerca qualcuno? - gli chiedo.
-Sono il barbiere. Suo padre mi ha detto che devo fargli la barba.
Mi tocco il viso e mi accorgo di avere la faccia con la barba di due
giorni.
Nel '46 Carlo Bo ha scritto la prefazione a un libretto di poesie in
dialetto che ho pubblicato a mie spese, I
Scarabòcc (Gli scarabocchi) e così mi ha tirato fuori
dall'ombra. Poi sono stato a Roma e mi sono buttato a scrivere
sceneggiature. Col tempo ho pubblicato due libri nella collana I
gettoni diretta dall'amatissimo Elio Vittorini. Più tardi I
bu, la raccolta di tutte le mie poesie in romagnolo con un saggio
di Gianfranco Contini, grande uomo che continuo a ringraziare anche quando
lo nominano sui giornali. E ogni tanto delle storie in italiano che
pubblicava Bompiani. Sono tornato al dialetto col Miele
edito da Maggioli, che è stato tradotto anche in Francia, e ho scritto
una favola in italiano che contiene anche il sapore di un viaggio
incantato nella Georgia, repubblica caucasica dell'ex Unione Sovietica. Si
chiama La pioggia tiepida e ha vinto nel 1984 il premio Comisso. Ho
scritto anche un poema che si intitola La
Capanna.
Per molti mesi sono tornato a vivere in Romagna, a Santarcangelo e ho
cercato di animare il mio paese con degli avvisi e manifesti che ora si
trovano nel grande ambiente della Sangiovesa, la trattoria che ora è
diventata un punto di incontro di mezz'Italia.
Dal 1989 abito a Pennabilli, il paese dove mio padre portava frutta e
verdura, prima con i cavalli poi con un piccolo camion che tornando a
Santarcangelo riempiva di carbone e legna.
Ho scritto diversi libri di poesia, e anche libri di racconti e diari.
Tutte queste
pubblicazioni si trovano dall'editore Maggioli di Santarcangelo.
Per quanto riguarda il cinema, a occhio e croce, penso di aver scritto una
novantina di film, guadagnando molti premi e molte nomination all'Oscar: Amarcord
ha vinto l'Oscar.
Ora il cinema si sta allontanando da me, tuttavia continuo a collaborare
con Rosi, Antonioni e Theo Anghelopulos con il quale da poco ho finito di
sceneggiare il sesto film che ha per titolo L'eternità e un giorno
(vincitore del Festival del Cinema di Cannes nel 1998, n.d.r.).
Mi piace se piove o anche quando la nebbia copre completamente la valle
del piccolo affluente del Marecchia, il Messa, e io ho l'impressione di
vivere con me stesso'.
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Cenni biografici
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Antonio (Tonino) Guerra,
nato a Santarcangelo di Romagna il 16 marzo 1920, inizia a comporre poesie
in lingua romagnola durante la sua prigionia nel campo di concentramento
di Troisdorf, in Germania, poesie poi raccolte nel volume I
scarabocc ('46). Esordisce quindi come scrittore nei Gettoni
diretti da Elio Vittorini per Einaudi: è l'inizio degli anni '50 e Guerra
soggiorna assai frequentemente a Roma, dove finisce per stabilirsi a
partire dal '53.
Frequentando la casa del pittore Lorenzo Vespignani, divenuto suo amico,
fa la conoscenza di Elio Petri, Giuseppe De Santis (con cui debutta come
soggettista in Uomini e lupi nel '57), e Aglauco Casadio (con lui
invece il debutto come sceneggiatore in Un ettaro di cielo nel
'59).
Alla fine degli anni '50 avviene l'incontro decisivo con Michelangelo
Antonioni: Guerra collaborerà alla realizzazione di tutti i suoi film, a
partire da L'Avventura ('60), eccezion fatta per Professione
Reporter.
Fino ad oggi, i piu' grandi registi sono ricorsi alla sua preziosa
esperienza di sceneggiatore: De Sica, Monicelli, i fratelli Taviani, Rosi,
Tarkovskij, Fellini (decisivo il suo contributo ad Amarcord, inno
poetico alla "romagnolità", vincitore del premio Oscar),
Wenders, Angelopoulos (con il quale nel 1998 ha vinto la Palma d'oro al
Festival del Cinema di Cannes per il film 'L'eternità e un giorno') e
molti altri.
Poeta e narratore, Guerra ha pubblicato per la Maggioli: Il
Miele ('81), L'Aquilone.
Una Favola senza tempo ('82, con Antonioni), La
Capanna ('85), Il
Viaggio ('86), Il
Libro delle chiese abbandonate ('88), L'orto
d'Eliseo ('89); per la Bompiani dal '67 al '78: L'equilibrio,
L'uomo parallelo, I
cento uccelli, Il
Polverone (edito nel '92 anche da Maggioli); per la Rizzoli (la
sua opera poetica dialettale è riunita nel volume I
Bu del '72)...
Tonino Guerra dal 1989 vive e lavora a Pennabilli, centro del Montefeltro
che per l'amore dimostrato nei confronti di questo territorio gli ha
conferito la cittadinanza onoraria. Qui ha dato vita a numerose
installazioni artistiche. Si tratta di insoliti giardini-museo e mostre
permanenti che vanno sotto il nome de "I Luoghi dell'anima". Tra
di essi l'Orto
dei frutti dimenticati, il Rifugio delle Madonne abbandonate, la Strada
delle meridiane, il Santuario
dei pensieri, l'Angelo
coi baffi, il Giardino
pietrificato.
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