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Tonino
Guerra:
A
Pechino fa la neve
Una cosa teatrale
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Pagine tratte da: Tonino
Guerra, A Pechino fa la neve, Maggioli Editore, Rimini, 1992. (fonte)
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...
PROTAGONISTA:
Da ragazzi non si fa caso alla pioggia, tutt'al più si è infastiditi
perché ti toglie gli spazi delle strade. Ma c'è stato un momento, una
sessantina di anni fa, che anch'io aspettavo la pioggia. Non pioveva da più
di sei mesi e il comune provvedeva con dei serbatoi di lamiera a portare
l'acqua alle case. Nella campagna non cresceva più niente e tutta l'erba
era diventata gialla come la seta; bastava un fiammifero a far nascere il
fuoco. Nelle strade e sui tetti s'era accumulato un palmo di polvere.
Sulla bocca della gente c'era soltanto il discorso dell'acqua. E la
pioggia finalmente è arrivata di notte con delle dita larghe e rade che
bucavano la polvere come se fossero pallettoni di un fucile per caccia
grossa, la gente si è buttata per le strade con qualsiasi recipiente che
si è trovata per le mani: pentole, tegami, orci, caraffe, bicchieri. Io,
che a quel tempo avevo otto anni, mi sono messo in mezzo alla strada e mi
sono fatto piovere in bocca.
Adesso, questo temporale qui è diverso... mi pare che non ci siano più
quelle gocce grosse, rade... la pioggia di adesso è fatta di veli d'acqua
compatti come dei tendaggi che si muovono al vento...
...
PROTAGONISTA:
L'attesa è la punta massima di un incontro. E' il vero congiungimento
perchè arriva nell'immaginazione più di una volta in ogni istante e
tutte le volte è diverso dal precedente. E' la somma di mille incontri
che formano quell'unico incontro che non può avvenire.
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